Lo Stato Italiano offre delle agevolazioni per chi vorrebbe trasferire o far tornare la propria residenza fiscale in Italia dopo anni di lavoro o di studio all’estero.
Il fisco italiano ha messo in atto delle misure per sostenere lo sviluppo economico, scientifico e culturale del Paese e attirare professionisti di qualità.
Si tratta, di agevolazioni:
• a sostegno del “rientro dei cervelli”
• a sostegno dei lavoratori impatriati.
Ma chi sono i “cervelli” e chi sono gli “impatriati”?
Quelli che vengono comunemente definiti “cervelli in fuga” sono i docenti e i ricercatori residenti all’estero, e, di conseguenza, il “rientro dei cervelli” si riferisce al loro inserimento nel sistema accademico italiano.
I lavoratori impatriati, invece, sono quelli che tornano a vivere in Italia per lavorare presso ditte italiane e possono essere:
• laureati che hanno svolto attività lavorative all’estero
• studenti che hanno conseguito un titolo accademico all’estero
• manager e lavoratori con alte qualificazioni e specializzazioni
Cosa prevedono esattamente gli incentivi? Si tratta, in poche parole, di regimi fiscali speciali, uno per i “cervelli” e uno per i lavoratori impatriati. Per accedere agli incentivi, a ciascuna categoria di soggetti sono richiesti dei requisiti specifici.
Per quanto riguarda il personale accademico, i docenti e i ricercatori che scelgono di riportare la propria residenza fiscale in Italia possono godere di un’esenzione Irpef del 90% sui redditi derivati dalle attività di docenza e di ricerca: ovvero, solo il 10% di questi guadagni sarà soggetto all’Irpef, mentre il restante 90% risulterà non imponibile.
Per usufruire di questa agevolazione, è necessario:
• possedere un titolo di studio universitario o equiparato
• aver risieduto all’estero in maniera non occasionale
• aver svolto attività di ricerca o di docenza per almeno 2 anni continuativi all’estero, presso università o centri di ricerca pubblici o privati
• fare ritorno in Italia per svolgere attività di docenza o di ricerca
• spostare la residenza fiscale in Italia.
Come descritto dal Decreto Crescita del 2019, l’agevolazione per il rientro dei cervelli entra in vigore dal periodo di imposta in cui si diventa residenti in Italia e vale per i 6 anni successivi.
Invece i lavoratori impatriati che decidono di rientrare in Italia potranno godere di un’esenzione Irpef del 70% sui redditi di lavoro dipendente e di lavoro autonomo prodotti in Italia. Chi svolge la propria attività come lavoro autonomo, inoltre, non dovrà pagare l’Irap.
Per usufruire di questa agevolazione è necessario essere in possesso di un diploma di laurea e aver svolto un’attività di lavoro dipendente, autonomo o di impresa fuori dall’Italia, senza interruzioni, negli ultimi 24 mesi o più, oppure:
• aver svolto continuativamente un percorso di studi fuori dall’Italia negli ultimi 24 mesi o più e aver conseguito un titolo di laurea o una specializzazione post-lauream
• trasferire la residenza fiscale in Italia con l’intenzione di risiedervi per almeno 2 anni
• svolgere la propria attività lavorativa prevalentemente nel territorio italiano.
Questo tipo di agevolazione dura per 5 anni.
I regimi fiscali possono essere estesi nel tempo, con almeno un figlio a carico (anche in preaffido adottivo) oppure se è acquistato un immobile sul territorio italiano. In questi casi si può richiedere l’estensione del regime fiscale per altri 5 anni o fino ad altri 10 anni, a seconda che la persona sia lavoratore impatriato o ricercatore/docente.
Anche i cittadini italiani non iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE) e rientrati in Italia a partire dal 2020 possono accedere agli incentivi, se hanno avuto la residenza in un altro Stato secondo quanto stabilito da una convenzione contro le doppie imposizioni sui redditi.
Per maggiori informazioni e per aggiornamenti importanti sul rientro dei cervelli e dei lavoratori impatriati, si rimanda alla Normativa sui Lavoratori Impatriati dell’Agenzia delle Entrate.
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